Agostino Carducci

Chi era: docente e medico
Nato a: nacque ad Isoletta di Arce  il 13 dicembre 1873 – Morto a:  Roma il Roma il 22 agosto 1970

Agostino Carducci nacque ad Isoletta, presso Arce, da Antonio e Filomena Pansera, il 13 dicembre 1873. Dopo aver frequentato gli studi classici nel Liceo “Tulliano” di Arpino”, si laureò in Medicina e Chirurgia, nel 1897, all’Università di Roma “La Sapienza”. In seguito a pubblici concorsi, si indirizzò subito alla carriera ospedaliera: venne nominato dapprima assistente medico negli Ospedali riuniti di Roma, fu poi aiuto medico, aiuto chirurgo e primario.

Fu libero docente in patologia speciale medica nel 1905 e in clinica medica nel 1917; nel 1937 fu nominato aggregato clinico dell’Università; dal 1944 al 1948 fu direttore generale sanitario del policlinico Umberto I e dal 1949 al 1954 dell’ospedale Santo Spirito di Roma. Si è formato secondo la tradizione ospedaliera romana con una eccellente preparazione teorica, basata soprattutto sull’anatomia patologica appresa alla scuola di Ettore Marchiafava e con la costante, minuziosa osservazione al letto del malato, il Carducci si segnalò inoltre come valente clinico. Maestro di numerosi giovani medici, nel 1933 fondò con Bastianelli la Scuola medica ospedaliera, della quale fu poi presidente. 

Fu socio ordinario anche della Società Lancisiana e della Società Italiana di Medicina interna, ed ebbe al suo attivo numerose, pregevoli pubblicazioni, apparse sulle maggiori riviste italiane del settore. La sua produzione scientifica fu vasta e toccò vari campi della patologia e della clinica medica, dalla semeiotica all’anatomia patologica, alla terapia, sempre orientata in senso eminentemente pratico: nella discussione dei casi, nella sistemazione nosografica di alcuni processi patologici, nella ricerca delle cause di determinate malattie, nella messa a punto di precisi schemi terapeutici, affrontò e risolse con metodo clinico vari problemi prospettatigli dalla quotidiana esperienza nelle corsie.

Curò articoli sulla patologia cardiovascolare, sulle malattie del sangue, sulle febbri tifoidee e paratifoidee, ma Agostino Carducci divenne noto soprattutto per i suoi studi sulle encefaliti, sulle recidive malariche e sulla febbre bottonosa.

Subito dopo la prima guerra mondiale, ebbe modo infatti di osservare numerosi casi di encefalite letargica, ricoverati dal 1919 al 1920 al policlinico Umberto I di Roma durante la diffusione epidemica della malattia, conseguenza della spagnola; l’accurato studio clinico che condusse gli consentì di distinguere le varie forme, delle quali dette una mirabile descrizione in “Sulla così detta encefalite letargica”.

Si occupò della ricerca sulle cause, e quindi del metodo di cura, delle recidive malariche, proponendo la somministrazione del chinino in modo discontinuo per varie settimane: argomenti apparsi in “Sulla cura e sulla causa delle recidive nella malaria” e “Nuove ricerche sul modo di evitare le recidive nella malaria”.

Nel 1920 descrisse una malattia, della quale aveva osservato il primo caso dieci anni prima, caratterizzata da febbre continuo-remittente e da un’eruzione papulonodulare in “Su una speciale febbre eruttiva”. Carducci mise in evidenza soprattutto il carattere di non contagiosità della malattia, che permetteva di differenziarla nettamente dal tifo esantematico. Più tardi il Carducci espose dettagliatamente l’etiologia e le caratteristiche della malattia, che è ancor oggi designata come febbre bottonosa di Carducci. Nel 1915 gli fu concessa la medaglia d’argento per l’opera svolta a favore dei terremotati della Marsica. Morì a Roma il 22 agosto 1970.

Bibliografia:
– W. Pocino “I Ciociari. Dizionario biografico”, Roma, 1961.

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