Sulla rettangolare Piazza Santa Maria Maggiore ad Alatri (Frosinone), o del Campo, posta sull’area dell’antico foro romano, vi si affaccia la Chiesa di Santa Maria Maggiore, uno tra i più antichi e importanti monumenti religiosi della città alatrense, eretta sui ruderi di un preesistente tempio pagano, verso la metà del V secolo, in seguito alla diffusione in Occidente del culto a Maria Deipara sancito nel 431 dal Concilio di Efeso. Più volte ampliata e abbellita in epoca romanica, la chiesa deve l’attuale aspetto alle radicali trasformazioni compiute nella prima metà del XIII secolo ad opera di maestranze borgognone, che innestarono sull’antico corpo di fabbrica i principali caratteri dell’architettura gotica d’oltralpe. Questi appaiono con particolare evidenza nel nitido disegno della facciata monocuspidata, con le tre porte di accesso e l’originalissimo traforo del rosone, riccamente decorato attraverso il costante ricorso al motivo trilobo.
Nel 1900, incisa sulla sommità del rosone, fu rinvenuta un’enigmatica epigrafe, redatta con un sistema di abbreviazioni che rende particolarmente arduo qualsiasi sforzo interpretativo. Una prima possibile decifrazione, si deve all’illustre religioso Padre Serafino di Collepardo per il quale essa consisterebbe in una formula cristologia seguita da un’espressione deprecatoria, coeva alla costruzione della facciata e analoga alle ben note iscrizioni che i Crociati usavano portare impresse sui loro scudi, durante le spedizioni militari in Terrasanta. Sempre al XIII secolo, appartiene la costruzione del campanile innestato sul margine destro della facciata, che oggi si conclude con una cella campanaria merlata e traforata da un doppio ordine di finestre bifore con colonnine binate.
L’interno della chiesa che si presenta in parte nel suo aspetto severo ed essenziale, a tre navate, suddiviso da robusti pilastri, in parte derivanti dalla primitiva struttura romanica, su cui si alternano colonne semicircolari con originalissimi capitelli di XIII secolo, conserva pregevoli testimonianze artistiche di epoca medioevale e rinascimentale. In particolare, sulla parete di fondo della prima delle cinque cappelle decorate a stucco che si aprono lungo la navata laterale destra, protetto da una robusta cancellata Settecentesca, custodito in una teca vitrea, è possibile ammirare il pregevole gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli, che insieme al grande polittico istoriato che lo completa, è considerato uno dei maggiori capolavori dell’arte romanica del XII secolo, seppur pervaso ancora da caratteri bizantineggianti, e l’opera più preziosa tra quelle conservate nella chiesa. Il gruppo è comprende una statua della Madonna con Bambino e due pannelli lignei laterali rappresentanti dodici episodi della vita di Cristo e della Madonna, secondo un itinerario narrativo di matrice orientale, che dalla scena dell’Annunciazione conduce alla tradizionale iconografia della Dormizione della Vergine.
Un’altra notevole opera è il cuspidato Trittico del Redentore: raffigurante l’immagine del Salvator Mundi, della Vergine con il Bambino e di San Sebastiano. Il dipinto è l’unica opera autografa di Antonio di Alatri, artista locale attivo nella prima metà del XV sec., la cui formazione risente degli accenti tardo-gotici di Gentile da Fabriano. Sull’altare, si trova il fonte battesimale, la cui vasca è sorretta da tre talamoni, che esprimono gesti enigmatici, modellata nel XIII secolo. Infine la cappella che conclude frontalmente la navata sinistra accoglie, racchiusa nel tabernacolo progettato dall’architetto Alessandro Mampieri nel 1852, l'affresco del XIII sec. raffigurante la Madonna della Libera che in origine abbeliva il primo pilastro di sinistra della navata maggiore. L’immagine mariana è da sempre oggetto di particolare venerazione da parte della popolazione alatrense, soprattutto l’8 settembre di ogni anno, giorno della sua festa.
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- Ultimo aggiornamento: 01/10/2024