Antonio Labriola

Chi era: filosofo Nato a: Cassino il 2 luglio 1843

si laurea a Napoli, dove è allievo di Bertrando Spaventa, che aveva portato in Italia l’idealismo e lo storicismo di Hegel, e che vedeva nello Stato risorgimentale la realizzazione dell’eticità hegeliana. Solo in un secondo tempo si orienta verso la filosofia di Herbart, dedicandosi anche ad intensi studi di psicologia sociale. Il primo scritto di Labriola risale al 1862 e fu Una risposta alla prolusione di Zeller (un docente di filosofia greca nell’Università di Heidelberg) di chiara ispirazione hegeliana. Tra il 1870 e il 1874 (prima della caduta della Destra), Labriola collabora a gran parte del giornalismo politico liberale, come cronista o editorialista di vari giornali: la “Gazzetta di Napoli”, “Il Piccolo”, “L’Unità Nazionale”, il “Monitore di Bologna”. Da questi articoli già si può notare la preoccupazione di guardare in maniera concreta alle esigenze delle masse popolari. Molto sentito è anche il tema dell’educazione nazionale, intesa come riforma intellettuale e morale: tema che si ritrova anche negli scritti filosofici di questo periodo (Origine e natura delle passioni secondo l’Etica di Spinoza del 1866, La dottrina di Socrate secondo Senofonte, Platone e Aristotele del 1871, Della libertà morale e Morale e religione, entrambi del 1873).

Dal 1874 fino alla morte, fu professore di Filosofia morale e di Pedagogia all’Università di Roma, successivamente insegnò filosofia teoretica, filosofia della storia e pedagogia. Labriola modifica progressivamente le proprie idee, già intorno al 1879 cominciò a muoversi nell’orbita del pensiero socialista la cui divulgazione in Italia divenne uno degli impegni maggiori del Labriola nel suo duplice ruolo di scrittore e di insegnante di filosofia. Nel 1890 aderì ufficialmente al marxismo, intrattenendo un fitto carteggio epistolare con Engels e Kautsky, massimi esponenti del movimento. Della concezione marxista del materialismo storico chiarì l’origine e spiegò il significato in alcuni scritti di fondamentale importanza come: “In memoria del “Manifesto dei comunisti” (1895), in cui afferma che il Manifesto vuole essere una previsione morfologica, basata su un esame genetico (oggettitvo) della crisi generale del capitalismo ottocentesco; “Del materialismo storico. Dilucidazione preliminare” (1896), con cui critica quanti vogliono ridurre il materialismo storico a uno schema astratto da applicare alla realtà, senza rendersi conto che il rapporto strutture/sovrastruttura è interdipendente. La storia, secondo Labriola, va capita studiando sia i processi economici, sia quelli della psicologia sociale (coscienza degli uomini); “Discorrendo di socialismo e di filosofia” (1898), che costituisce una raccolta di 12 lettere inviate a Sorel, nelle quali viene messa in evidenza la critica labriolana alle interpretazioni darwinistiche dello sviluppo umano, che s’erano andate sviluppando nella sociologia biologistica di fine secolo.

È proprio in queste lettere che per la prima volta Labriola parla del materialismo storico come di una “filosofia della praxis”; “Da un secolo all’altro” (del 1900-1, pubblicato postumo da Croce, che da giovane si era interessato di marxismo proprio grazie alla produzione di Labriola).

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