Cacciata e Festa di San Cataldo a Supino

Cacciata e Festa di San Cataldo a Supino

La “Cacciata” e Festa  di San Cataldo è un rito tradizionale che si svolge ogni anno il 9  Maggio di ogni anno durante il quale la statua di San Cataldo, patrono delle città di  Supino viene tolta dalla sua nicchia, rivestita dalle sacre insegne pastorali e portata all’interno della sua macchina al centro della Chiesa di San Pietro. Il 10 maggio, dopo la Santa Messa alle ore 12, si ha la solenne processione, la statua viene portata a spalla da oltre 50 incollatori, per vie del paese.

Informazioni utili

Dove si fa: Supino (Fr)
Data: ogni  8-9-10 Maggio 

Che Cosa è

San Cataldo Vescovo, monaco irlandese e vescovo, vissuto nel VII sec d.C., Santo amato e venerato non solo in tutta la regione, ma anche a Taranto, dove si conserva il corpo del Santo dal cui braccio fu estratta una reliquia e consegnata nel 1653 ai supinesi.
La reliquia è custodita in una teca d’argento a forma di braccio che termina con mano benedicente, posta nell’insigna collegiata di Santa Maria Maggiore a Supino. L’8 marzo, di ogni anno, si aprono ufficialmente i festeggiamenti civili e religiosi in onore di San Cataldo Vescovo, giorno in cui ricade la solenne circostanza del “Dies Natalis” popolarmente chiamata cerimonia di “San Cataldino”. Nel pomeriggio vi è la Processione del Santo Braccio, con le reliquie del Santo dalla chiesa di Santa Maria Maggiore al Santuario e la celebrazione della Santa messa.

Ma i momenti più attesi, commoventi e di elevata spiritualità, rimasti invariati negli anni e che rendono unico il paese, sono quelli che si svolgono la mattina del 9 maggio di ogni anno. Alle ore 3:00 del mattino c’è il tradizionale richiamo notturno, per tutti i supinesi e fedeli che pian piano affollano le strade del paese per dirigersi al Santuario, per l’inizio della solenne funzione religiosa. La Statua del Santo, viene tolta dalla sua nicchia, rivestito dalle sacre insegne pastorali, portato all’interno della sua macchina al centro della Chiesa di San Pietro. Il 10 maggio, dopo la Santa Messa alle ore 12:00, si ha la solenne processione, la statua viene portata a spalla da oltre 50 incollatori, per alcune vie del Paese per giungere dinanzi alla piccola chiesina di San Sebastiano e San Rocco. E qui vi è il consueto ringraziamento del Vescovo e del Rettore del Santuario

Un po di storia

San Cataldo (Rachau, tra 610 e il 620 – Taranto, 8 marzo 685) è stato un vescovo cattolico irlandese del VII secolo, giunto in Italia è diventato vescovo di Taranto; è venerato come santo dalla Chiesa cattolica
I suoi genitori, Euco Sambiak e Aclena Milar, divennero ferventi cristiani grazie all’opera di missionari venuti dalla Gallia. Da loro Cataldo ricevette l’educazione e l’amore per la preghiera, l’ubbidienza, ordine, la mortificazione, e lo spirito di sacrificio. Alla loro morte Cataldo decise di donare tutta la loro eredità ai poveri. Quindi divenne discepolo di Carthagh abate del monastero di Lismore Irlanda, ove fu ordinato sacerdote e nel 637, alla morte del suo maestro e padre spirituale, gli successe nella conduzione del monastero. Nel 670 fu ordinato vescovo e tra il 679 e 680 si recò a visitare la Terra Santa, in abito da pellegrino.
Secondo la leggenda, il santo sarebbe giunto a Taranto per volere divino: infatti si racconta che durante il soggiorno in Terra Santa, mentre era prostrato sul Santo Sepolcro, gli sarebbe apparso Gesù che gli avrebbe detto di andare a Taranto e di rievangelizzare la città ormai in mano al paganesimo. San Cataldo allora, salpando con una nave greca diretta in Italia, intraprese un lungo viaggio che lo portò a sbarcare nel porto dell’attuale Marina di San Cataldo, località a 11 km da Lecce che porta il suo nome. Sempre secondo la tradizione, il santo avrebbe lanciato un anello in mare per placare una tempesta e in quel punto del Mar Piccolo si sarebbe formato un citro, cioè una sorgente d’acqua dolce chiamata “Anello di San Cataldo”, tutt’oggi visibile sotto forma di “polla d’acqua dolce”.
A Taranto Cataldo compì la sua opera evangelizzatrice, facendo abbattere i templi pagani e soccorrendo i bisognosi. In quel periodo egli si recò anche nei paesi limitrofi, tra cui Corato in provincia di Bari, di cui divenne patrono avendo per tradizione liberato la città dalla peste.
Morì a Taranto l’8 marzo del 685 e fu seppellito nella chiesa di San Giovanni in Galilea, allora duomo della città, e lì il suo corpo fu dimenticato per parecchi anni.

Testi tratti dal sito: www.comune.supino.fr.it/san-cataldo

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