San Ormisda

Chi era: Pontefice (514-523)
Nato a: Frosinone (patrono di Frosinone) prima dell’anno 500
Curiosità: il nome Ormisda deriva dal persiano “Ormuzud”, latinizzato in Hormisdas, significa “buono”. E’ un nome usato anche al femminile.

San Ormisda divenne protodiacono (cioè amministratore della Chiesa) dopo esser stato sposato ed aver avuto un figlio, Silverio, che sarebbe divenuto a sua volta papa: un caso unico nella storia della chiesa. Ormisda fu consacrato papa il 20 luglio del 514; fu eletto all’unanimità. Durante il suo papato dovette affrontare il primo grande scisma della Chiesa tanto da essere definito dando prova di capacità diplomatiche, tanto da essere definito da molti storici, il teorico e l’ iniziatore della diplomazia Vaticana. Nei primi anni di pontificato di Ormisda lo scisma esisteva ancora solo per volontà dell’imperatore Anastasio I; infatti, vivo lui, restarono vani i tentativi del Pontefice di eliminare ogni contrasto. La musica cambiò con il nuovo imperatore Giustino che convocò a Costantinopoli un Concilio, che condannò la dottrina di Eutiche per una piena adesione ai decreti di Roma. Giustino scrisse anche al papa pregandolo di inviargli dei legati per ristabilire l’unità religiosa. Essi furono accolti a Costantinopoli ed il patriarca sottoscrisse la cosiddetta “formula di Ormisda”, che considerava le due sante Chiese (quella della vecchia Roma e della nuova Roma ossia Costantinopoli), come la stessa Chiesa.

Era il 28 marzo del 519, lo scisma era concluso. La formula di adesione a Roma, e cioè quella di Ormisda (che è poi rimasta il punto di riferimento fondamentale tra le chiese di Oriente e quelle di Occidente), fu firmata da 2500 vescovi orientali. Ormisda si adoperò anche nel risolvere i problemi della cristianità occidentale. Ad esempio un gruppo di monaci sciiti volevano l’approvazione ufficiale della formula “Uno della Trinità è stato crocifisso”. Nel 521, dopo aver tentato di buttare acqua sul fuoco, Ormisda contrastò apertamente la formula, opponendole la frase: “Una delle tre divine persone ha patito secondo la carne”. Ormisda ebbe a che fare anche con l’ennesimo gruppo di manichei: furono giudicati e condannanti all’esilio. Sotto il suo pontificato San Benedetto elaborò la regola fondamentale per la rinascita del mondo occidentale, applicandola da Subiaco a Montecassino.

Ormisda morì a Roma il 6 agosto del 523 e fu sepolto nel pavimento dell’atrio di San Pietro in Vaticano, poi nel poliandro della basilica. La tomba andò perduta durante l’edificazione dell’attuale basilica. Ormisda è considerato uno degli ultimi padri della Chiesa latina. Viene ricordato il 20 giugno insieme al figlio Saverio.

 

Monumenti e testimonianze

FROSINONE:

Chiesa di San Magno: In Viale Napoli, appena dopo Largo Sant’Antonio, su di una piccola collinetta, si erge la chiesetta ottagonale di San Magno. Entrando si ammira la grande pala affrescata fatta dipingere durante il restauro della chiesa del 1747. L’affresco, di autore ignoto, databile alla seconda metà del XVIII secolo e di buona fattura, rappresenta la Madonna con sulle ginocchia il figlio Gesù. Subito sotto, l’incontro tra il papa Sant’Ormisda e il vescovo di Trani San Magno. Sant’Ormisda è rappresentato nel suo piviale bianco, nella mano sinistra la palma e in quella destra, scivolato sul braccio, il bastone con le croci delle due chiese d’Oriente e d’Occidente. Sul capo la tiara tricoronata. San Magno, invece, è rappresentato con il piviale rosso del martirio, sul capo la mitria con diadema. L’azione vuole testimoniare la grande devozione della città di Frosinone, attraverso il suo patrono Sant’Ormisda, che più ha rappresentato la Chiesa di Roma come successore della cattedra di Pietro, immortalato nell’atto di discendere il gradino della chiesa verso il pellegrino San Magno che, dalla città di Trani, raggiungeva Roma;

Icona di Via Garibaldi: Alla fine di Via Garibaldi, all’altezza dell’omonima piazza, è visibile sulla facciata del palazzo “fu Guglielmi” al secondo ordine di finestre, una icona lunettata rientrante di almeno quattro centimetri all’interno della parete. In una finta cornice lignea modanata, vi è rappresentata l’immagine miracolosa della Madonna del Buon Consiglio, in abiti ricamati, con in braccio il Bambino. La figura affrescata è sostenuta da delicate testine di angioletti alati, due per parte, in elegante gusto tardo barocco. Sotto di essa i due Santi Patroni di Frosinone, a sinistra San Silverio nel suo mantello color rosso per il martirio subito e, sulla destra, vestito con il piviale bianco, Sant’Ormisda, entrambi in adorazione e ringraziamento, nelle loro sontuose vesti, con le caratteristiche tiare coronate e i lunghi bastoni supportanti le triplici croci dell’unità della Chiesa. Tale dipinto fu realizzato con molta probabilità all’inizio del 1800 dopo un evento sconcertante avvenuto in una casa privata il 10 luglio del 1796: quì era posto il vero quadro raffigurante la Madonna del Buon Consiglio che lacrimò e divenne vermiglio. Il fenomeno durò molti mesi e tutti potettero ammirare il prodigio. L’evento straordinario voleva presagire una grave disgrazia per i Frusinati: l’occupazione militare della città e la repressione nel sangue da parte delle truppe napoleoniche avvenuta nell’anno 1798. I cittadini vollero ricordare la tragedia affidandosi alla benedizione della Madonna, dipingendo i due Santi Patroni;

• Cattedrale di Santa Maria: Nella Cattedrale vi è la statua del Santo realizzata dal prof. Elio Turriziani, in luogo dell’originale in argento di Enrico Quattrini da Todi, modellata nel 1930 nella fonderia romana e trafugata nel 1987. inoltre la cattedra episcopale in marmo bianco di Carrara presenta due rilievi scultorei a tutto tondo e a figura intera dei due Santi Patroni. La prima scultura, posizionata lungo il sostegno di destra, è Sant’Ormisda con le mani raccolte al petto che afferra, con la destra, una lunga croce di ferro e con la sinistra il libro che lo scultore ha intitolato Epistole Hormisde.

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